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Don Giovanni Tenorio: i grandi testi che hanno creato il mito (pdf gratuiti)

In numerose occasioni, l’ambientazione di un dramma contiene già una chiave di interpretazione. Siviglia rappresenta nell’immaginario popolare un mondo opposto alla città ideale immaginata fin dai tempi dei re cattolici: una città dove ogni ambito della vita è governato dalla morale cattolica e sorvegliato dalla sua gerarchia – e tutto ciò non per fede, ma per una cinica scelta politica che fa della religione una vera e propria ideologia dal carattere totalitario. Il mito di don Juan Tenorio nasce, in un’opera mediocre, come l’austera denuncia del degrado morale della città andalusa e della classe dirigente della Spagna.

Questa denuncia affrontava un tema molto serio. Ciò che chiamiamo Spagna ha una storia e alcune trasformazioni molto profonde nel tempo. Quando si pubblica il Burlador de Sevilla di Tirso de Molina, nel 1635, la Spagna è una nazione giovane, quasi una novità: ha meno di due secoli, infatti, l’idea che essere spagnolo si identifichi con l’essere cattolico. In virtù di questa identificazione, poco meno di centocinquant’anni prima, erano stati cacciati via gli ebrei (gli spagnoli ebrei), e appena ventisei anni prima era stato firmato l’editto di espulsione dei moriscos (gli spagnoli islamici) dal territorio ispanico, espulsione che era in corso quando don Giovanni calcava le scene teatrali.

Il cattolicesimo era l’elemento essenziale di un’identità nazionale concepita in modo evidentemente nuovo rispetto alle epoche in cui i re spagnoli si vantavano di essere re delle tre religioni; questa identità era stata imposta, anche con tratti di autentico razzismo biologico, contro cittadini nati in Spagna, ma considerati ostili, nemici, ed essere buoni cristiani si trasformava in una questione di stato.

Solo richiamando la città andalusa come patria del protagonista di un dramma, il pubblico dell’epoca capiva una delle dimensioni dell’opera che a noi sfuggono più facilmente: il conflitto tra un cattolicesimo politicizzato e ideologizzato (imprescindibile strumento di coesione nazionale dopo la distruzione della Spagna multietnica) e il fascino, la tentazione diabolica, o semplicemente il retaggio di una vita libera, estetizzante, sensuale, che sempre aveva caratterizzato le città di al-Ándalus, almeno nell’immaginario dei rudi e incolti cristiani del nord.

Poi il mito si avvia lungo le principali direttrici culturali europee, diffuso inizialmente dai comici della commedia dell’arte, dando luogo a varianti barocche, settecentesche, romantiche e decadenti, nelle quali il tema si arricchisce, si complica fino a diventare uno specchio opaco, ambiguo e tuttavia affascinante…

Pagina dell’autore

Elenco dei testi (pdf liberamente scaricabili):

Andrés de Claramonte y Corroy: Tan largo me lo fiáis

Tirso de Molina: El burlador de Sevilla y convidado de piedra

Molière: Dom Juan ou le festin de Pierre

Thomas Corneille: Le festin de pierre

Carlo Goldoni: Don Giovanni Tenorio

Lorenzo Da Ponte: Don Giovanni

José Zorrilla: Don Juan Tenorio

Ernst Theodor Hoffmann: Don Juan

Ramón del Valle-Inclán: Sonata de primavera

Guillaume Apollinaire: Les Exploits d’un jeune don Juan

Appendice: I Canovacci

                 Il convitato di pietra

                 L’ateista fulminato

                 Domenico Biancolelli: Le convive de pierre

                 Giacinto Andrea Cicognini: Il convitato di pietra

                 Enrico Preudarca: Il convitato di pietra

 

Mediterránea – Centro di Studi Interculturali
Dipartimento di Studi Umanistici – Università di Trieste