
Sulla pericolosità del “cretino accademico”
Negli ultimi anni la diffusione del cretino accademico ha assunto dimensioni allarmati, configurando un vero e proprio pericolo sociale.
Il cretino accademico è la degenerazione dell’intellettuale organico del PCI. Un tempo il PCI si circondava di artisti e letterati, cui dava protezione e prebende, in cambio di pubblica adesione o attestato di simpatia politica. Ma il PCI era un partito serio, quindi sceglieva personaggi illustri come testimonial e, ottenuto il pubblico sostegno, lasciava che essi facessero ciò che era nelle loro capacità: così un Vittorini scriveva, un Antonioni faceva film e via dicendo.
A volte, è vero, il rapporto tra PCI e intellettuali non era propriamente idilliaco, ma in questi casi generalmente non si trattava di un problema politico: così un Pasolini, ad esempio, faceva storcere il naso al Partito non per le sue idee (pur lontanissime da quelle del PCI), ma per i suoi gusti sessuali, che lo rendevano inviso a quella specie di monolite del laicismo moralista, che si vergognava persino di dire in pubblico che Togliatti conviveva more uxorio – hai visto mai che i preti non gli caricassero addosso un’altra scomunica. Comunque sia, in genere il rapporto era chiaro: l’intellettuale organico votava PCI o PSI e, per il resto, si faceva i cazzi suoi, perché le idee le metteva il PCI di suo.
Poi la situazione mutò nel senso che la sinistra idee da mettere non ne ebbe più, a parte qualche cianfrusaglia americana, e all’intellettuale organico fu chiesto un impegno più ampio: egli doveva essere in grado di convincere l’inclita e il colto, nonché il paesano, a inocularsi un veleno col sorriso da dentifricio sbiancante affermando che la “o” non fosse affatto una foglia di fico o una mascherina; egli doveva attingere al suo ingegno per sostenere che la guerra in Ucraina fosse colpa di Putin che non si era fatto invadere dalla Nato, o che non v’è genocidio in Palestina in quanto la cifra dei morti non raggiunge ancora il numero sufficiente garantito per avere un genocidio di qualità. Insomma, non bastava più che un matematico, metti Odifreddi, si occupasse di numeri, ma doveva occuparsi anche di omicidi politici, sanità mondiale, geopolitica, scienza dei flussi migratori, LGBTxyzQWERTY, estetica islamica e storia della canzonetta con pane e nutella.
Ora, come noi sappiamo da Ortega, l’Accademico è il peggior tipo di uomo massa della storia, perché, conoscendo bene un piccolo frammento del sapere coincidente con la sua specializzazione, ignora alla grande tutto il resto ma pretende di parlarne con la stessa autorevolezza che si presume abbia nel suo campo. Così, nello sforzo di essere influencer per un partito senza idee, deve cercare lui di trarre delle idee da quella zone del suo cervello in cui è un idiota come tutti gli altri – ed ecco che si trasforma in cretino accademico, costantemente impegnato in cretinate sempre più grosse, allo scopo di competere col cretino normale, al quale per esperienza riescono meglio.
Il cretino accademico è l’invasione barbarica sui piani alti della gerarchia sociale.
