Un uomo s’introduce di notte negli appartamenti del Re di Napoli, vien ricevuto da una donzella nobile al buio, l’accoglie questa d’un altro in vece fra le sue braccia, e dell’inganno solamente s’avvede allora quando le vuol fuggire di mano. Alle querule voci d’una sì onesta Dama comparisce il Re di Napoli col suo candelier nelle mani; Don Giovanni colla spada gli spegne il lume, e resta Sua Maestà all’oscuro. Scoperto, il Cavalier dissoluto parte per Castiglia; una burrasca lo getta in mare, e la fortuna lo fa balzare sul lido, colla parrucca incipriata, e senza essergli nemmen bagnate le scarpe. Non parlo del servidore compagno del suo naufragio e della sua fortuna, con cui fa cambio graziosamente d’improperi, di villanie e di calci, ma è ben cosa mirabile la velocità, con cui fa passare l’Eroe da un Regno all’altro, per farlo agire in Castiglia; e per non perdermi inutilmente a far l’analisi d’una Commedia, che in ogni Scena ha la sua porzione di spropositi e d’improprietà, basta per tutte le altre la Statua di marmo eretta in pochi momenti, che parla, che cammina, che va a cena, che a cena invita, che minaccia, che si vendica, che fa prodigi, e per corona dell’opera, tutti gli ascoltatori passano vivi e sani in compagnia del Protagonista a casa del Diavolo, e mescolando con le risa il terrore, si attristano i più devoti, e se ne beffano i miscredenti.

Carlo Goldoni: Don Giovanni Tenorio

Pagina dell’autore

Ti potrebbe piacere:

Ads Blocker Image Powered by Code Help Pro

Ads Blocker Detected!!!

We have detected that you are using extensions to block ads. Please support us by disabling these ads blocker.